CON TANTO AMORE, MARIO

  • uno spettacolo di Astorri Tintinelli
  • di e con Paola Tintinelli

Mario è un nome comune per un uomo comune. Mario è un ex postino che vive il momento finale della vita. O forse dà fine ad una “vita” per ricominciarne un’altra nuova. È uno spettacolo muto e in bianco e nero.
Il titolo richiama una canzone di Mario Abbate utilizzata nello spettacolo insieme a canzoni di Enzo Jannacci, di cui amo la poesia, e una radio che trasmette previsioni del tempo. Non lo definirei spettacolo…è come un block notes, sono annotazioni, di problemi brucianti, di idee, scoperte, invenzioni, progetti, concezioni, partiture, materiali, attività parallele, lettere, giornali, calendari, indirizzi date, mappe di viaggio, incontri…niente… La storia è “una” storia, mille storie, la mia storia. Il luogo è una stanza, un angolo di una strada, un armadietto…l’anticamera della morte.
“Sei pronto? Mai. Lì con mille oggetti…Non servono a nulla…e neanch’io… Sono oggetti…e anche io…”
Poi c’è l’uomo… un corpo umano… un fragile e poetico imballaggio dello scheletro della morte e della speranza di durare fino al giudizio universale. Non pronuncia una parola, muto e vuoto come una tomba, rende pubblico ciò che nella vita dell’individuo c’è di più segreto che contiene in sé un valore supremo che al mondo può apparire ridicolo, piccolo, una miseria. L’arte trae quella miseria alla luce del giorno…che cresca e governi!