BIANCOFANGO | FATTORE K
I POETI MALEDETTI
n.1 _IO E BAUDELAIRE Who wants to live forever?
- con Andrea Trapani
- traduzione dal francese e drammaturgia Francesca Macrì, Andrea Trapani
- regia Francesca Macrì
- luci Gianni Staropoli
- consulenza al pianoforte Irene Ninno
- direzione tecnica Massimiliano Chinelli
Fa quasi paura leggere oggi i poeti maledetti, questa combriccola di creature angeliche e ostinate, schiacciati da tragiche urgenze. Fa paura vederli e immaginarli in preda all’odio per i contemporanei, non più giovani – e cosa allora? – a ragionare con la precisione di un orefice sulla parola oscura, in balia sì degli eccessi, ma più di tutto di una fecondità e di un’intransigenza stilistica assolute. Ne avremmo bisogno oggi più che mai. Ma nel moto dell’anima che la commozione ci dona quando le parole ci incantano e ci tramortiscono, ci pugnalano e ci stupiscono, abbiamo più volte pensato che esistesse un legame anomalo, forse maleducato, fra pianoforte e verso. E così abbiamo deciso di attraversarlo, di provare a indagarlo.
Fra il corpo del pianoforte, impetuoso e imponente, e il corpo della parola, saettante e tagliente, noi abbiamo messo il corpo dell’attore. Si muove fra musica e verso, s’insedia in quella solitudine di cui sono e siamo, tutti, portatori, e si mostra sul palcoscenico. Si rende disponibile ad attraversare e a essere attraversato. Si fa strada nella notte, si fa canto alla luna, si fa cielo tetro e greve, si fa albatro e prova a volare. Maldestramente, maleducatamente, forsennatamente, devotamente.
Un attore, il suo pianoforte, e Baudelaire. Io e Baudelaire, primo passo di una trilogia dedicata ai poeti maledetti, è un richiamo, un’invocazione alla poesia, la direzione di un ritorno. È un dialogo con se stessi, è la ricerca delle parole, è stare sulle parole e accettare che siano importanti.
Io e Baudelaire è una domanda banale, semplice, autentica: ma se uno da piccolo vuole essere come Baudelaire, da grande che cos’è? Ma se uno, da piccolo, legge di nascosto le poesie, da grande cosa può diventare? Esiste un bambino che in un tema, a scuola, abbia scritto: io da grande voglio fare il poeta. Che cos’è un poeta?
Baudelaire: il poeta maledetto, il poeta da cartolina, da tazza souvenir dopo un viaggio a Parigi, da poesiola da studiare a memoria prendendo l’autobus a sedici anni, il poeta delle puttane, dei vicoli la notte, il poeta delle ossessioni, delle 865 lettere alla madre, il poeta delle contraddizioni, non voluto, non riconosciuto quando ne avrebbe avuto davvero bisogno, non amato, senza un soldo e soprattutto solo, solo, solo. È sconfinata la solitudine che ci butta addosso. Ma che cos’è un poeta?
Non molti anni fa qualcuno cantava davanti a migliaia di persone: Who wants to live forever? Forse Baudelaire se lo avesse sentito gli avrebbe voluto rispondere. Ma vogliamo davvero vivere per sempre?